Pubblicato il: 21 febbraio 2025

San Bonaventura, discepolo di Sant'Antonio di Padova

di Simone de Candia

 

San Bonaventura, uno dei più grandi teologi francescani, ebbe un forte legame spirituale con Sant'Antonio di Padova, pur non avendolo conosciuto di persona, dato che Antonio morì nel 1231. Questo legame si sviluppò soprattutto attraverso l'ordine francescano, del quale Bonaventura fu ministro generale a partire dal 1257, e nel contesto della crescente venerazione di Antonio come figura cruciale del francescanesimo.

 

Uno degli episodi più significativi che collega San Bonaventura a Sant'Antonio è la ricognizione dei resti mortali di Sant'Antonio avvenuta nel 1263. In quell'occasione, San Bonaventura, che all'epoca era il settimo ministro generale dell'Ordine dei Frati Minori, presiedette la cerimonia di traslazione del corpo di Antonio nella nuova, a lui dedicata, basilica di Padova. Fu durante questa occasione che si verificò il ritrovamento miracoloso della lingua incorrotta del santo. Celebre la frase che il Santo esclamò alla vista di tale ritrovamento: “O Lingua benedetta, che sempre benedicesti il Signore, e lo facesti benedire dagli altri: ora appare manifesto quanti meriti avesti presso Dio”. Questo evento rafforzò il culto di Sant'Antonio, sottolineando la sua fama di straordinario predicatore, un aspetto che Bonaventura enfatizzò nelle sue opere e predicazioni.

 

Bonaventura, come teologo e mistico, vide in Sant'Antonio un modello perfetto di predicazione e dottrina francescana. Antonio fu il primo insegnante di teologia ufficialmente approvato nell'Ordine dei Frati Minori, e Bonaventura, che condivideva lo stesso incarico, ne ereditò l'approccio pastorale e la profonda spiritualità. Antonio era noto per il suo equilibrio tra sapere accademico e una predicazione profondamente empatica e vicina al popolo, qualità che Bonaventura cercò di promuovere nell’Ordine.

 

Nel periodo di Bonaventura come ministro generale, l’Ordine Francescano affronta alcune tensioni interne tra gli "Spirituali", che desideravano un ritorno più rigido alla povertà assoluta, e i "Conventuali", più aperti a compromessi con le necessità pratiche della crescita dell’ordine. In questo contesto, Bonaventura promosse figure come Sant'Antonio, che incarnavano un ideale di vita francescana perfettamente equilibrato tra contemplazione, predicazione e servizio alla Chiesa.

 

L’eredità di Sant’Antonio influenzò profondamente l’opera di Bonaventura, che ne celebrò il contributo alla teologia e alla spiritualità francescana. Antonio fu anche canonizzato in tempi rapidissimi (1232), segno della straordinaria devozione popolare e del riconoscimento da parte della Chiesa, aspetto che Bonaventura contribuì a promuovere durante il suo ministero.

 

Bonaventura e Antonio sono due pilastri della tradizione francescana: Antonio rappresentava l'ideale francescano, mentre Bonaventura ne fu il promotore attraverso il suo pensiero teologico e il governo dell'ordine.