Pubblicato il: 30 aprile 2024

Archiviato il: 02 luglio 2024

Sant'Antonio protettore delle Donne vittime di violenza tra passato e presente

di Lidia Povia

 

 

Marzo è il mese dedicato alla donna. Oggi l’immagine di colei che dà la vita fa, purtroppo, rima con morte. Ai tempi di Sant’Antonio non era poi così diverso. “[..] La percosse violentemente con pugni e calci, la tirò per i capelli da una stanza all’altra e alla fine la trafisse al petto con un coltello, lasciandola in fin di vita [..]”.

 

Questa immagine terribile, di una ferocia indescrivibile, sembra estrapolata da uno dei giornali o telegiornali che ogni giorno siamo abituati a leggere o ascoltare. Una storia di vita quotidiana, vissuta, purtroppo, da tante, troppe donne al giorno d’oggi. Storie alle quali non è giusto abituarsi, storie dinanzi alle quali mai dobbiamo voltare lo sguardo.

 

Eppure, come dicevamo all’inizio, c’è stato un tempo lontano in cui nell’opinione pubblica queste vicende non facevano scandalo, erano anzi quasi la “normalità”, colpa di una società maschilista che vedeva la donna come un essere inferiore, da comandare e di cui fare ciò che si voleva (anche picchiarla). Anche Sant’Antonio di Padova, nella sua vita si è trovato nella condizione di dover affrontare un tema che oggi ha un nome ben preciso: “femminicidio”. Questo episodio di una inaudita violenza travolse proprio il Santo taumaturgo che, trovandosi in quel periodo in Toscana, fu raggiunto da un cavaliere di nobili origini che era risaputo fosse un uomo che facilmente cedeva a esplosioni di collera tanto violente da renderlo “simile a un pazzo furioso”, citano le fonti.

 

L’uomo, preso dalla totale disperazione, chiese aiuto al Santo affinché salvasse sua moglie, in fin di vita per mano sua. Di questa triste vicenda sono arrivate fonti scritte da parte dello scrittore veneto Sicco Rizzi Polentone che nel suo scritto “Vita di Sant’Antonio” così scriveva: “[..] Il cavaliere, addolorato per la bestialità commessa, e pentito, pregò con insistenza Sant’Antonio perché intervenisse in soccorso della sventurata. Si affretta il santo [..], poi genuflesso, supplica Dio di ridonare salute e vita alla morente. La signora, che giaceva tutta rotta e pareva ormai deceduta, alla preghiera del Santo si rialzò completamente risanata”.

 

Della medesima storia tratta il dipinto, databile al 1511, dell’artista Tiziano Vecellio, facente parte dei dipinti che compongono il ciclo dei miracoli di Sant’Antonio di Padova, nella scuola del Santo, sede storica dell'Arciconfraternita di sant'Antonio da Padova, aggetta sul sagrato della Basilica di Sant'Antonio. Grazie all’artista Tiziano risulta facile entrare con l’immaginazione in questo episodio di vita di Sant’Antonio. Possiamo, infatti, osservare un uomo dagli abiti lussuosi con un’espressione furibonda e il viso contratto dalla rabbia che stringe il pugnale che ha usato per colpire la sua consorte. In secondo piano, invece, assistiamo al miracolo: il marito geloso pentito della propria violenza e la donna che viene resuscitata per intercessione del Santo.

 

Abbiamo quindi di fatto la realizzazione di un duplice miracolo: il Santo restituisce la vita alla donna e, inoltre, con sguardo da ammonitore e con le giuste parole, porta l’uomo al sincero pentimento e alla conversione. Egli sa bene che uomo e donna hanno uguale dignità dinanzi a Dio e, con la sua intercessione, dà modo ai due coniugi di vivere il loro amore in autenticità e rispetto reciproci. Un epilogo positivo al quale oggigiorno è purtroppo raro assistere.

 

Molti sono i casi risaputi di donne prima maltrattate e poi uccise, altrettanti sono i casi ignoti di donne sconosciute che si rivolgono al Santo dei miracoli, perché subiscono vessazioni dai propri mariti o compagni tra le mura domestiche. Basti pensare che lo scorso 13 giugno, in occasione della festa del Santo, nella basilica di Padova, presso la sua tomba e precisamente negli appositi spazi dedicati a raccogliere le preghiere personali, sono state raccolte migliaia di suppliche di donne di tutto il mondo, donne vittime di maltrattamenti che, chiedono a Sant’Antonio “forza per sopportare le violenze”, o di “liberare dal male” il proprio coniuge. Donne rassegnate che non hanno la forza di ribellarsi o di denunciare i soprusi subiti. Chissà se Antonio avrebbe approvato tanta rassegnazione…