Il ruolo delle confraternite nella società tra passato, pre-sente e futuro
di Lidia Povia
Il cammino di noviziato intrapreso dagli aspiranti confratelli e consorelle che hanno chiesto di far parte della Confraternita di sant'Antonio è giunto al terzo appuntamento sabato 4 maggio 2024.
L'incontro formativo ha visto stavolta come relatore il dottor Pietro Angione, coordinatore della Consulta della Confraternita di Maria SS. Assunta in Cielo di Molfetta. Non a caso in quel pomeriggio c'è stata una notevole presenza di ascoltatori appartenenti proprio alla Confraternita dell'Assunta. Il dott. Angione ci ha accompagnato in questo appuntamento facendoci prendere per mano dalla figura della Vergine Maria, il “fil rouge” per eccellenza che collega indissolubilmente le due confraternite presenti in quel momento nella chiesta di sant'Andrea.
Come tutti sappiamo, Antonio di Padova nutriva un'adorazione speciale per la Madonna, madre di Gesù e madre nostra, e non può essere diversamente per i membri del sodalizio dell'Assunta, essendo la confraternita dedicata proprio a colei che, come anche sant'Antonio sosteneva, al termine della sua vita è salita al Cielo in anima e corpo. Questo preciso dogma, ovvero «verità di fede inspiegabile dal punto di vista scientifico», diventerà ufficiale il 1° novembre 1950 attraverso la proclamazione di un'enciclica di papa Pio XII, in cui quest'ultimo cita proprio un sermone di sant'Antonio sull'Assunzione.
Addentrandosi più nel tema dell'incontro il dott. Angione presenta un excursus delle confraternite e del loro ruolo nella società cominciando dal passato, passando per il presente (quindi nell'era moderna), per poi dare uno “sguardo” al futuro nel finale. I primi embrioni di confraternita risalgono addirittura al V secolo dopo Cristo, tra i quali non solo si diffonde il culto dell'Assunzione della Madonna, ma, con il progressivo espandersi del cristianesimo, si fa sempre più insistente l'esigenza di riunirsi nel nome di Gesù per sentirsi “comunità” e, in quanto tale, agire a livello sociale attraverso opere di carità e di misericordia nei riguardi dei meno fortunati come la gente sola, gli ammalati, gli affamati, i disoccupati.
Importante in questo periodo è la figura del “formatore” di questi gruppi di fedeli, destinata essenzialmente ad una continua e permanente formazione degli aderenti, i quali avevano il compito di mantenere sempre vivo il culto pubblico e costantemente attiva la trasmissione dei valori cristiani da essi professati.
Successivamente al Medioevo e più precisamente intorno al 1500, le confraternite diventano responsabili dell'organizzazione della liturgia, per esempio allestire le celebrazioni liturgiche, preparare gli incontri religiosi o le riunioni comunitarie, e diventano parte fondamentale nella sfera paraliturgica. Esse, infatti, vengono in qualche modo “usate” per spiegare il mistero della fede attraverso manifestazioni paraliturgiche come rappresentazioni sceniche sulla vita di Gesù o le processioni.
Con il passare dei secoli, le confraternite diventano sempre più numerose e questa crescita esponenziale in termini di adesioni richiede una specifica regolamentazione da parte della Chiesa, ricevendo una propria autentica identità. Nell'era moderna, il loro ruolo assume valenza importantissima a livello sociale: tutti gli aderenti hanno il compito preciso di essere testimoni di Gesù. Il dott. Angione ci illumina sui dati ufficiali riguardanti gli iscritti alle confraternite: ad oggi l'Italia vanta ben 2 milioni di aderenti e il 5 maggio 2013 Sua Santità papa Francesco in occasione della “Giornata mondiale delle confraternite e della pietà popolare” ha voluto lanciare un consiglio a tutti (non solo ai sodali) su come fare per essere “lievito della Chiesa”.
Egli utilizza tre parole chiave. Ci vuole «evangelicità», curando la formazione spirituale promuovendo il più possibile la preghiera personale e comunitaria, la liturgia e le manifestazioni di pietà popolare. Facendo questo cammineremo verso la santità. Occorre «ecclesialità», strumento di prestigio per rimanere legati alla Chiesa. Papa Francesco invita le confraternite ad essere “presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi”. Infine, c'è bisogno di «missionarietà»: i confratelli e le consorelle sono chiamati ed essere missionari e a mantenere vivo il rapporto tra la nostra fede e le culture diverse di altri popoli attraverso la pietà popolare, che egli stesso considera un patrimonio essendo questa il linguaggio dei semplici. Siamo chiamati ad essere sempre attenti alla carità e ad essere missionari dell'amore e della tenerezza di Dio.
In conclusione, il dottor Angione ci lascia con una preghiera di sant'Antonio alla Madonna, la figura con cui si è aperto questo terzo incontro. Un incontro che ha visto la partecipazione di due confraternite diverse, con colori diversi e figure di riferimento diverse, ma che hanno in comune lo stesso protagonista e la stessa missione. Uno scenario “sinodale” di questo penultimo incontro del cammino dei novizi che pare preannunciare la tematica dell'incontro successivo.