Ciao don Nicola!
di Sergio Pignatelli, per nome di tutta la Confraternita di Sant’Antonio di Padova della città di Molfetta
Caro don Nicola,
è davvero difficile racchiudere in poche righe i ricordi che hai lasciato tra noi in quasi metà della tua esistenza. Anche perché, quando i pensieri cominciano ad affollare impetuosamente il cuore, la mano è sempre la più lenta a tenere il passo. Leggendo le tante testimonianze di stima che ti sono pervenute in queste ore, mi sono lasciato andare alla quasi ineludibile riflessione: “Ma cosa avevi di speciale don Nicola? Qual’era il tuo segreto? Perché il tuo carisma riusciva a fare breccia negli adulti come nei giovani, negli anziani come nei bambini”. Ho provato allora a dare un’interpretazione mia: perché tu, don Nicola, ti sei convertito agli uomini. Hai fatto, cioè, dell’attenzione verso gli uomini, il cardine del tuo ministero sacerdotale incarnando la volontà dell’Onnipotente che ci vuole tutti fratelli. E lo hai fatto con l’unico strumento che conquista ogni uomo in ogni latitudine della terra: la semplicità. Mi perdoneranno i lettori se, con sospetto di irriverenza, mi viene naturale affermare che il tuo esempio ci ha insegnato che la semplicità è anche la più alta forma di raffinatezza teologica.
Ho letto su qualche articolo di giornale, qua e là, che qualcuno ti ha indicato come il “rettore della chiesa di Sant’Andrea” tralasciando colpevolmente il tuo essere stato, per quasi 40 anni, guida luminosa di un gruppo di uomini e donne di questo sodalizio, che si è plasmato sui tuoi insegnamenti. Chissà, se ascoltando queste parole, anche don Tonino, dal cielo non stia annuendo pensando proprio a quella sua esortazione di dedicarsi alla cura della basilica fatta di carne prima ancora che a quella della basilica fatta di pietre. E se qualcuno, anche lassù, ancora crede che le confraternite siano organismi mummificati in associazionismo da parata allora don Nicola parlagli della storia d’Amore che c’è stata tra noi e te, tra te e noi.
E anche se, da sora nostra morte corporale, nullu homo vivente pò scappare, perdonaci se, forse con eccessi di egoismo, candidamente ti confidiamo che: ci mancherai tantissimo don Nicola. Ci mancheranno le tue mani, quelle che, in quell'afoso pomeriggio di giugno di 35 anni fa mi accolsero per la prima volta quando entrai a far parte di questa benemerita confraternita.
C'erano le tue mani su quella mozzetta appena sbottonata che mi attraversò il capo fino a scendere sulle mie spalle. Ci sono state le tue mani su centinaia di bambini, ragazzi, uomini e donne, che in 8 lustri di servizio al nostro sodalizio, hanno deciso di affidarsi alla protezione del glorioso Sant'Antonio di Padova. Ma soprattutto c’è sempre stato il tuo sorriso semplice a perpetuamente ristorare la nostra anima. Nessuno, nessuno, è mai andato via a mani vuote dopo averti incontrato.
Non dimenticarti di noi, che oggi ci sentiamo tutti un po’ più soli. Promettici che, se da qualche parte nell’abisso di luce che annuncia la presenza dell’Eterno, riuscirai a scorgere il volto accogliente di Antonio di Padova confessagli che, nonostante le nostre mancanze, noi da quaggiù continuiamo a volergli un bene dell’anima e che abbiamo trovato proprio in te quel filo conduttore che ha caratterizzato la semplicità della sua esistenza.
E se da qualche parte l’Altissimo ha dipinto il paradiso come il giardino dei semplici, allora il tuo ingresso nella schiera dei giusti non solo avrà i crismi di un diritto inappellabile ma, anzi, sono sicuro che Pietro stesso si sarà mobilitato per predisporti una corsia preferenziale.
Ciao, don Nicola, il Signore ricompensi la dolcezza della tua anima.