Il senso profondo della Pasqua 2020
di Giuseppe de Bari (Priore)
Non avrei mai pensato che quest'anno, il mio primo alla guida del Sodalizio, avrei dovuto sospendere le attività quaresimali e pasquali per causa di forza maggiore dovuta ad una pandemia che ci costringe a restare in casa e stravolgere le nostre vite. Eppure sta succedendo tutto questo. Il mio pensiero va soprattutto alle persone che hanno perso la vita ed a tutti coloro che si trovano nella situazione di estrema difficoltà fisica e morale a causa del virus, di questo microscopico essere immondo capace di mietere migliaia di vittime giorno dopo giorno. L'angoscia deriva soprattutto dal pensare che non vi è rimedio per sconfiggerlo, se non essere fisicamente distanti per evitare il contagio.
Sono amareggiato, perché mi rendo conto di trovarmi in una situazione di forte disagio nei confronti dei sodali, proprio per le scelte che mi trovo a dover prendere in questo periodo e nei prossimi tempi se la situazione di estremo rischio dovesse protrarsi più del dovuto. Non è facile interrompere una manifestazione, come quella della Sacra Rappresentazione, che ha avuto una continuità per XXVII anni. Non è facile sospendere quei riti di riflessione e raccoglimento comunitari in preparazione alla Santa Pasqua. Non è facile comunicare ai confratelli e consorelle di rimanere a casa e di non condividere nulla di tutto questo. La magra consolazione è pensare che non sono solo, non siamo soli a dover fronteggiare l’eccezionalità di un'emergenza globale.
La vera grande consolazione, tuttavia, è nel sapere che non siamo soli perché il Vangelo, anche e soprattutto in questo tempo di sofferenza, è il nostro faro nel buio, insegnandoci che non bastiamo a noi stessi, mai. Nostro Signore Gesù Cristo, che Antonio ha sempre seguito e ci mostra ogni giorno con i Suoi Scritti, ci insegna che la vita pienamente vissuta è spesa ascoltando chi è nel bisogno, chi ci chiede aiuto, non necessariamente con gesti eroici, ma con le piccole attenzioni quotidiane, ed ora più che mai possiamo e dobbiamo praticarlo.
Mai come in questo periodo dobbiamo alimentare la fiamma della fede e non lasciarci sopraffare dalla solitudine. Il nostro compito, come cristiani e come antoniani, è quello di pregare, attuare il Vangelo e pensare che ogni dolore non è fine a se stesso, come la passione, morte e resurrezione del Cristo ci insegnano.
Don Tonino Bello, nostro confratello onorario, ci ha lasciato una magnifica riflessione sulla Croce. Ci ha ricordato che è una collocazione provvisoria, come lo è stato per Gesù Cristo, prima che risorgesse a vita nuova.
Cari confratelli e consorelle, non perdiamoci d'animo se quest'anno non riusciremo a vivere insieme i riti quaresimali e pasquali. Non essere fisicamente insieme non ci impedirà di viverne pienamente il senso nell'intimità del nostro percorso di fede personale. Chiediamo al Signore, per intercessione di Sant'Antonio e della Beata Vergine Addolorata, che possa quanto prima tornare la normalità. Avremo il tempo per lavorare ai progetti ed alle attività del nostro amato Sodalizio, con grinta e speranza rinnovate.