La dimensione e le prospettive delle Confraternite oggi
Affrontare il tema “La dimensione e le prospettive delle Confraternite oggi” è di certo un compito arduo che richiederebbe molto tempo e molte più pagine di quelle di cui consta il Si quaeris. Proverò, se il lettore vorrà seguirmi, a cimentarmi in questa sfida nello spazio che segue.
La dimensione, dunque. Una citazione riecheggia nella mia mente: “Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti, noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo…” (1Cor 12, 12-30).
La storia delle Confraternite è legata in maniera indissolubile alla storia della Chiesa: il riunirsi, per realizzare l’amore di Cristo, fu un’esigenza che i cristiani sentirono fin da subito.
Le Confraternite sorsero nel XII secolo quali associazioni di fedeli erette, sostanzialmente, con due intenti: incrementare il culto pubblico e l’esercizio di opere di Carità. Le prime confraternite avevano, soprattutto, carattere penitenziale o di culto, come quelle sorte nell’Italia centrale e settentrionale costituite da “flagellanti”. La prima di esse sorse a Perugia nel 1260.
Nel secolo XV sorsero confraternite che avevano scopi di assistenza ai malati e ai condannati a morte, come ad esempio a Genova la “Confraternita della Misericordia” e a Napoli quella dei “Bianchi della Giustizia”. Culto e opere di Carità, quindi. Questa è stata, e questa è, la storia delle Confraternite.
Un esempio. A Roma nell’anno 1527, i Lanzichenecchi, al soldo di Carlo V, misero a ferro e fuoco la città. Morirono nella battaglia 20.000 cittadini e altri 30.000 per la peste portata dai mercenari svizzeri. Alcuni laici provvidero a dare cristiana sepoltura ai cadaveri chegiiacevano per le strade di Roma. Qualche anno dopo, nel 1538, a causa di una grave carestia, vi furono di nuovo numerose vittime. Nacque così a Roma la confraternita della Morte ed Orazione che si adoperò per la sepoltura dei cadaveri dei vagabondi e dei pellegrini rimasti insepolti. La mancanza di cimiteri, di assistenza sanitaria e, più in generale, di uno stato sociale per i meno abbienti, per secoli è stata colmata dalle confraternite con dedizione e perseveranza.
Già nel secolo XIV, inoltre, erano numerose le confraternite che amministravano ospedali, specialmente per i malati non accolti altrove. A Roma i primi ospedali furono fondati proprio dalle confraternite.
Così, accanto alla testimonianza di fede, i fedeli si riunivano insieme per poter tradurre in opere la fede cristiana professata. Le confraternite sono nate, quindi, sotto i vessilli del culto e delle opere di Carità, come luoghi di Salvezza. Il Culto, ovvero la preghiera, la partecipazione ai momenti liturgici, ai pellegrinaggi. Le Opere di Carità: assistere gli infermi, assicurare degna sepoltura, provvedere alla carità verso i poveri e gli stranieri, raccogliere somme da destinare alle elemosine per gli orfani, assistere i condannati a morte ed i carcerati.
Prospettive. Fede e Carità sono ancora i due binari lunghi i quali si muovono le confraternite.
Cosa è cambiato. Tutto e niente. Non è cambiato niente, siamo quelli che nel 1500 credevano in Nostro Signore Gesù Cristo, che si cibavano del Corpo di Cristo, che pregavano il Signore, Maria e i Santi e portavano sulle spalle i morti di peste a Roma per assicurare loro una degna sepoltura.
Non possiamo, però, rinunciare alle opere e accanto alla Fede che ci anima devono esserci le opere di Carità. Fede e Carità sono intimamente le-gate fra loro. Come afferma Papa Francesco, la Carità è l’olio che alimenta la lampada della Fede. Senza le opere di Carità, la fiamma della Fede è destinata a spegnersi.
La nostra società non è quella del 1500, ma sicuramente è una società che ha bisogno di opere di Carità.
A noi spetta il compito di capire dove e in che modo prestare la nostra opera di Carità.
Dove sono i bisognosi e di quali bisogni, materiali e spirituali, necessitano. È la sfida che ci attende.
Carlo Pasculli