Verso il Sinodo dei Giovani: come comportarsi in un cammino personalizzato uno-ad-uno
Maturità cristiana, maturità umana ed esperienziale corrono di pari passo. Con queste parole, Debora Aglietti, suora apostolina e pedagogista, ha iniziato il suo intervento nel «Investire sulla fragilità dei sogni. La Chiesa a servizio dei giovani» nell’Assemblea pastorale diocesana dello scorso giugno.
Un tema che, in relazione alla Lettera pastorale del Vescovo, si collega direttamente all’imminente Sinodo dei Giovani che non è un evento di nicchia, ma un avvenimento storico che sollecita tutta la Chiesa (sacerdoti, genitori, ragazzi, consacrati, animatori, ecc.).
Qual è lo stile per avvicinare i giovani? In che modo gli adulti annunciano il Vangelo ai giovani? Queste, come altre domande, sono quelle più discusse sul tema anche nella nostra Confraternita. Anzitutto, come ha evidenziato suor Debora Aglietti, dobbiamo evitare di etichettare o criticare il “mondo dei giovani”, descritto con epiteti dispregiativi e problematici e mai in termini positivi, pur essendo una generazione fragile perché privata dei valori, costretta a confrontarsi con un “mondo di adulti” in crisi (che fatica ad assumersi le proprie responsabilità), segnata dalla dispersione, dalla precarietà, dalla mancanza di istituti di aggregazione, dalla liquidità delle relazioni, dall’eccessivo individualismo.
Ecco che la Chiesa e le sue istituzioni (parrocchie, associazioni e anche confraternite) devono realizzare cammini personalizzati in un rapporto di uno-ad-uno, nel dialogo con volti previsi e storie concrete: i giovani devono e vogliono sentirsi amati e non etichettati, vogliono essere ascoltati in modo autentico, vero, paziente, competente, vogliono sentire il calore umano dell’altra persona anche nella difficoltà.
Le relazioni devono essere cammini di accompagnamento spirituale e vocazionale proprio per essere sempre generativi, insegnando loro anche a stare da soli, in meditazione. Questa è, insomma, la sfida: dobbiamo essere capaci di accorgerci delle reali richieste dei giovani, di capire in profondità il loro disagio e la loro sofferenza, di andare all’essenziale con discrezione.
Non servono adulti ambigui, ma chiari, capaci di essere guide, di mantenere le promesse, di essere reali e veri testimoni del Vangelo nella vita di ogni giorno e anche nelle difficoltà: adulti capaci di manifestare il piacere di stare con i giovani, guardandoli con lo stesso sguardo con cui li ama Dio, autorevole e non autoritario perché tramite l’adulto il giovane coglie la bellezza e il fascino della vita cristiana.