Un Germoglio uscirà dal tronco di Jesse. Un virgulto spunterà dalle sue radici. (Isaia 11,1)
Scriveva don Nicola Azzolini in un messaggio allegato ad un manifesto in cui la confraternita annunciava un’iniziativa religiosa: “Dio si serve della storia degli uomini per farsi storia di salvezza”.
Nel periodo storico di questi duemila anni Dio si è servito della storia degli uomini per la realizzazione del grandioso mistero della Parola che “si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi".
È la storia del Natale, di Gesù Bambino che nasce dalla Vergine in una capanna e viene adagiato in una mangiatoia, per essere accudito dalle premure di Giuseppe e riscaldato dagli animali. In quella notte stellata, in quel luogo, tutto si fa storia: gli angeli del cielo cantano Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà. Qui si recano i pastori con i loro animali da pascolo per rendere omaggio al Re dei Re. Ogni anno, la liturgia natalizia ci riconduce in quei luoghi, ma anche le preghiere, i canti, la pastorale, le luci ci raccontano questo avvenimento.
Anche quest’anno, nella chiesa di Sant’Andrea, a ricondurci a questa storia, è stato il lavoro di alcuni confratelli che hanno costruito il presepe per raccontarci i luoghi natali di Gesù Bambino.
L’allestimento della scena natalizia è stata impegnativa, ma i nostri confratelli, muniti della fantasia degli artisti, anticipatamente, hanno progettato preventivamente la struttura della rappresentazione, e la logistica ove è stato allestito tale scenario. Non solo ma hanno anche provveduto alla scelta e all’acquisto dei materiali necessari per la costruzione “fai da te” del presepe.
Il presepe è una rappresentazione storica ricca di simboli raccontati dai vangeli di Luca e Matteo, simboli che non mancano nel “racconto dei nostri costruttori”. Le capacità professionali dei nostri benefattori hanno dato lustro alla capanna della natività e, in questa dimora, hanno posizionato la mangiatoia nella quale viene adagiato il Bambino Gesù.
Si sono ingegnati per collocare nella capanna Maria nella posizione ideale e premurosa verso il Figlio e per indirizzare lo sguardo vigilante di Giuseppe verso la culla di Gesù Bambino. Quante ipotesi hanno dovuto vagliare per fare entrare il bue e l’asino nella capanna. Poi, con maestria, hanno deciso di posizionare la capanna sopra l’altare di sant’Antonio, in cui troneggia la sua effige, quasi a voler Antonio come capo Mastro inglobando così anche il tabernacolo del Cozzoli.
Con la pace nel cuore hanno fatto svolazzare l’angelo messaggero con il cartiglio della “Gloria a Dio nell’alto dei celi e la pace agli uomini di buona volontà”, facendolo poi atterrare sull’apice della capanna. E ancora i pastori e le pecore stupefatti di fronte al candore dello scenario natalizio.
Alla fine dell’opera, con visione da architetti hanno costruito, a ridosso della capanna, il paesaggio arcaico che suscita serenità e gioia nei cuori per l’approssimarsi della venuta del Signore.
A questi amici dobbiamo essere grati perché la realizzazione del presepe ci fa intravedere il mistero della storia divina, come pure i segni che hanno voluto incastonare nel presepe per indurci alla meditazione dell’avvenimento misterioso. Allora, ci piace pensare che innalzare il presepe sull’altare di Sant’Antonio con il tabernacolo al centro della capanna, prima di essere una novità artistica, è il segno della presenza di Gesù Bambino Eucaristia. Tanta meraviglia ha poi suscitato il tronco secco posto nel vecchio tabernacolo in cui spunta un germoglio verde. È la speranza che ci aiuta a ringiovanire la vita nella pace che ci dona il Bambinello di Betlemme. È la nuova pace annunciata dalla profezia: “Un Germoglio uscirà dal tronco di Jesse e un virgulto spunterà dalle sue radici.” (Isaia 11,1)
Col Battesimo di Gesù, il tempo liturgico del Natale termina, ma il presepe nella nostra chiesa di Sant’Andrea rimarrà fino alla festa della Purificazione della Vergine Maria. Smantellarlo dopo questa festa dalla sua attuale posizione, però, non significa toglierlo dal cuore e dalla mente. Il presepe, perciò, diventi storia del nostro camminare insieme così come lo è stato durante le fasi della sua costruzione.
Domenico Pasculli Si Quaeris Gennaio 2018.