Pubblicato il: 09 settembre 2017

Archiviato il: 21 ottobre 2017

Dall'Arcella alla Basilica, i luoghi di Antonio di Padova

 


Se ogni promessa è debito, avevo da tempo un debito verso il Santo, il mio, il nostro. Da anni, ormai, nutrivo il desiderio di visitare i luoghi di Antonio, ma per varie ragioni non ci ero riuscito, pur essendo confratello antoniano da 38 anni, sin dalla nascita.

 

Quest’anno, la nostra vacanza non è stata “vacanza”. Se l’origine della parola indica un vuoto, un periodo di assenza, il nostro lungo weekend a Padova non è stato affatto tale, anzi, è stato pienissimo, colmo di gioia, di soddisfazione, di ammirazione, di speranza, di affetto verso un Santo che a casa sentiamo sempre vicino e che per qualche giorno ancora di più. Non turisti, ma fedeli, pellegrini. Per tutto il viaggio in treno, la frase era ricorrente: “Sant’Antonio, stiamo arrivando!”.

 

Se la fede non ha certo bisogno di toccare con mano, la vista della maestosa basilica pontificia di Sant’Antonio di Padova, l’ingresso nella Chiesa, quasi intimiditi, l’attesa in fila verso la tomba del Santo ed, infine, il contatto con la lastra che ci separava da Antonio hanno reso ancora più dolce il nostro legame con il Santo, come accarezzare il volto di una persona cara. Quei momenti davanti alla tomba sono sempre troppo pochi, così capisci che accarezzare la tomba di Antonio può durare qualche attimo, ma il dialogo con Lui, la preghiera, la riflessione possono durare a lungo, pur non essendo fisicamente davanti a Lui.

 

La visita alla Basilica antoniana riempie il cuore di tenerezza. È come ritrovare amplificato quell’amore che si respira solitamente nell’ambiente molto più raccolto della nostra confraternita. In confraternita ci conosciamo tutti, conosciamo i volti, le voci, condividiamo la consuetudine del culto antoniano, cerchiamo di rendere concreti i Suoi insegnamenti. A Padova i volti diventano centinaia, volti sconosciuti, voci mai sentite, anche se non li abbiamo percepiti, in fondo, come estranei, perché erano lì, come noi, nel raccoglimento, accomunati dalla venerazione verso Sant’Antonio. Toccante è stata la visita alla cappella che custodisce le Sue sacre reliquie. Anche in tal caso, la riflessione è la stessa: la Fede non ha bisogno di guardare oggetti, non necessita di prove tangibili, ma essere lì, a pochi passi dal saio indossato da Antonio, o dinanzi alla lingua incorrotta del Santo, ti inondano il cuore di soddisfazione, di ammirazione, di amore. Così, ascoltare la Liturgia della Parola seduti ai banchi della Sua Chiesa, volgendo di tanto in tanto lo sguardo alla Sua tomba, nella navata di sinistra, non ha paragoni.

 

Il pellegrinaggio è continuato all’Arcella. In quella grande chiesa abbiamo visitato, dietro l’altare maggiore, la piccola cella che accolse Sant’Antonio nel transito alla Vita Eterna, avvenuto il 13 giugno 1231. Per noi che riviviamo ogni anno, intensamente, i momenti del Beato Transito in comunione confraternale, anche la visita alla chiesa dell’Arcella si è caricata di un significato affettivamente ed emotivamente molto profondo.

 

L’ultima visita al Santo prima della partenza ha esaudito un altro desiderio: il libro dei Suoi Sermoni. Da tempo desideravamo averlo in casa e sognavamo di procurarcelo direttamente a Padova, in chiesa. Così è stato. Siamo andati via colmi di serenità, di gioia, di gratitudine verso Antonio, ma non è stato un congedo. Sant’Antonio visita ogni giorno la nostra casa. Per una volta, la prima volta, noi abbiamo visitato la Sua! Alla prossima, Sant’Antonio!

 

Giuseppe de Bari