Il Santo dei Miracoli o il Santo dei Sermoni?
di Sergio Pignatelli (Priore)
Mi capita spesso di pensare a Sant’Antonio nella doppia veste di Taumaturgo e di Predicatore. La devozione popolare ha costruito, in questi quasi otto secoli dalla morte, la figura di un Santo accogliente, pronto a lenire il dolore dei suoi devoti intercedendo presso l’Eterno. Sant’Antonio di Padova è ritenuto il protettore dei nativi americani, dei poveri, delle donne incinte, degli oppressi, dei viaggiatori, degli affamati, dei fidanzati, degli animali, dei pescatori, di chi cerca oggetti smarriti, dei marinai, dei cavalli, del matrimonio, della sterilità e di tanto altro ancora. È un Santo invocato piuttosto spesso, anche perché, secondo la tradizione, egli concede tredici grazie al giorno ai suoi devoti.
Anche l’iconografia lo disegna come un giovanotto sorridente che esprime tenerezza, nell’abbraccio al Bambinello, e purezza, nell’impugnatura del candido giglio. Ma Sant’Antonio è stato, in vita, un duro predicatore contro gli eretici, gli usurai, e tutti coloro che vivevano opprimendo i poveri: «Razza maledetta, sono cresciuti forti e innumerevoli sulla terra, e hanno denti di leone. L'usuraio non rispetta né il Signore, né gli uomini; ha i denti sempre in moto, intento a rapinare, maciullare e inghiottire i beni dei poveri, degli orfani e delle vedove […]. E guarda che mani osano fare elemosina, mani grondanti del sangue dei poveri. Vi sono usurai che esercitano la loro professione di nascosto; altri apertamente, ma non in grande stile, onde sembrare misericordiosi; altri, infine, perfidi, disperati, lo sono apertissimamente e fanno il loro mestiere alla luce del sole».
Il linguaggio della sua predicazione era semplice e diretto ma allo stesso tempo molto efficace: «La natura ci genera poveri, nudi si viene al mondo, nudi si muore. È stata la malizia che ha creato i ricchi, e chi brama diventare ricco inciampa nella trappola tesa dal demonio». Come si concilia dunque la figura di un Santo particolarmente accondiscendente con la figura di un Santo che evangelizzava in maniera graffiante? È uno dei tanti interrogativi cui è difficile dare una risposta, legati alla storia di questo fraticello lusitano tanto amato nel mondo. Il disegno che Dio ha per ciascuno di noi è spesso incomprensibile e la vita di Sant’Antonio ne è la dimostrazione.
A me piace pensare che Sant’Antonio ci inviti, attraverso il suo sguardo accogliente, a vivere il Vangelo che è stato il pane della sua predicazione. Di fronte alla conversione del cuore, ne sono convinto, sarà pronto anche a «litigare» con l’Altissimo pur di ottenere la salvezza della nostra anima o per esaudire le nostre richieste terrene.