Giubileo diocesano delle Confraternite: essere confratelli, una vocazione per il mondo
«Sono sorpreso e ammirato da questa pluralità di Sodalizi. Possiamo ritenerci fortunati perché siete un popolo numeroso e abbastanza grande. E devo ringraziarvi perché, oltre alle vostre attività, opere e iniziative lodevoli, custodite oratori e luoghi di culto».
Con queste parole, il Vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, ha introdotto il suo intervento che ha chiuso il Giubileo Diocesano delle Confraternite.
Questo IV Cammino diocesano delle Confraternite (il primo nel 1989), organizzato dall’Ufficio diocesano delle Confraternite e, in particolare, da don Giovanni de Nicolo, responsabile dell’Ufficio, e da alcuni suoi collaboratori, si è aperto lunedì 24 ottobre con la fiaccolata lungo il Viale dei Crociati, animata da alcuni Confratelli che hanno recitato il Santo Rosario, cui è seguito il passaggio dalla Porta Santa della Basilica della Madonna dei Martiri e la Santa Messa presieduta dal Vescovo. Mons. Cornacchia, nella sua omelia, si è soffermato sul valore cristiano e umano del dialogo e del rispetto dell’identità altrui, strumenti indispensabili per risolvere i piccoli e grandi conflitti: infatti, il dialogo unisce in famiglia, in comunità, in associazione e, dunque, anche in Confraternita, trovando una strada per andare insieme, senza perdere la propria identità. Ha, inoltre, ha invitato tutti a non avere paura delle tensioni che permettono la crescita della persona e della comunità, anche confraternale.
Queste tematiche sono poi state nuovamente affrontate nel secondo giorno del Giubileo diocesano delle Confraternite (martedì 25 ottobre), quando ogni Priore o delegato ha presentato il Sodalizio presieduto (nel box successivo il discorso del Priore Sergio Pignatelli). «Noi dobbiamo parlare con riguardo di queste realtà, richiamando il significato autentico delle confraternite, il cui termine deriva da cum-fratribus, ovvero stare con coloro che per me sono fratelli e sorelle - ha evidenziato Mons. Cornacchia, nel suo intervento a conclusione dell’incontro, dove ha anche ricordato la figura di San Giovanni Paolo II, promotore dei Cammini confraternali -. Dobbiamo impegnarci a conferire un corpo più solido a questo albero confraternale».
Nel suo intervento, il Vescovo ha sottolineando alcuni aspetti fondamentali di una Confraternita, in primis «Confraternita è essere come fratelli autentici che danno la vita gli uni per gli altri». «Siete fratelli e dovete vivere anche in comunione visibile, che è da privilegiare perché trasmette l’alto valore di quella invisibile. Anche Dio si è fatto creatura umana, dunque visibile, per rendere l’invisibile - ha spiegato il Vescovo - .Vivere in comunione visibile vuol dire, perciò, collaborare , rispettarsi reciprocamente, valorizzare al meglio le capacità di ciascuno». Quella di far parte di un Sodalizio dev’essere un «vanto», una «bella vocazione».
Il Vescovo ha focalizzato molto l’attenzione sulla testimonianza e sul dialogo reciproco, che si manifestano nella «pazienza verso i padri spirituali confraternali, con cui bisogna essere sempre in comunione», nell’educazione alla carità reciproca, nell’umiltà e nel nascondimento con cui vivere la vocazione confraternale («la nostra presenza si vede dagli effetti della carità, della pazienza, della unità»).
A conclusione, Mons. Cornacchia ha rimarcato l’importanza della formazione continua nei Sodalizi, ma soprattutto ha rimarcato che «la vita confraternale è un mezzo per giungere a una comunione più viva e visibile che è la comunità parrocchiale, travasando il bene da una parte all’altra».