Il servizio del Confratello alla mensa del Signore
È passato più di un anno dalla mia vestizione da confratello e ne sono molto orgoglioso. Essere il centesimo Confratello Effettivo, a mio parere, significa mettersi a servizio del prossimo promuovendo quello spirito di solidarietà e volontariato che ciascun di noi è tenuto a rispettare nel Sodalizio. Non manca, tuttavia, l’affezione a Sant’Antonio, splendido punto di riferimento della mia vita, cui ognuno deve confrontarsi continuamente per vivere una vita santa e felice.
Fin dal principio, ho notato che la nostra è una Confraternita sempre in movimento, piena di energia, formata da gente umile e disponibile, pronta ad aiutare e a servire il prossimo nella nostra comunità. Difatti, il “servizio” è una caratteristica fondamentale del credente. Proprio in occasione del della Santa Messa d’inizio del ministero petrino, Papa Francesco affermò: «Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che il Papa, per esercitare il potere, deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. […] Deve accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere».
Allo stesso modo, anche per me servire la Santa Messa del Signore è motivo di vera gioia: vuol dire, innanzitutto, seguire l’esempio di Gesù che non è venuto in mezzo a noi per essere servito, ma per servire. Con il sacramento dell’Eucarestia, Gesù Cristo si dona interamente a noi e ci dice che, nutrendoci di Lui, mediante la comunione di fede, possiamo trasformare la nostra vita in un dono a Dio e ai nostri fratelli. Gesù, inoltre, ci invita a pregare incessantemente perché, solo grazie alla preghiera, noi ci mettiamo in un intimo rapporto di amicizia e di amore con Colui che ci ama.
Per essere un buon ministrante, bisogna spendere del tempo per organizzare, preparare e provare insieme agli altri i vari momenti della liturgia. Tutto inizia dalla sagrestia, un luogo pieno di strumenti preziosi che bisogna conoscere veramente bene, come: 1) il Calendario Liturgico, in cui troviamo indicazioni sulla festa, la solennità, la memoria che si celebra in quel determinato giorno, il colore liturgico (bianco, verde o rosso) e le relative letture; 2) i lezionari, divisi per categorie in vari volumi con le letture del giorno; il messale romano utile per impostare la celebrazione dell’omelia; 3) i paramenti che indosserà il celebrante quali la casula, la stola, il cingolo srotolato e il camice.
Della stessa importanza sono tutti i vasi sacri come: la patena, un piattino destinato a contenere l’ostia magna, la pisside, un vaso sacro riempito con le particole, il calice, le ampolle riempite di vino e acqua, il corporale, una piccola tovaglia bianca cui vengono posti il calice e la patena durante la celebrazione, la palla, un piccolo telo di lino inamidato di forma quadrata che serve a coprire il calice, il purificatoio, un panno che serve ad asciugare il calice e pulire la patena, l’acquamanile, una brocca per lavare le mani al celebrante, un piattino e il manutergio, un panno usato dal celebrante per asciugarsi le mani dopo il lavabo.
Ne approfitto per ringraziare l’attuale sacrista Luigi Bisceglie che, con la dovuta pazienza e simpatia, mi ha insegnato, in quest’anno liturgico, tutto ciò che serve per diventare un buon ministrante. Il ministrante, nelle liturgie solenni, può svolgere diversi compiti da quelli che generalmente svolge ed essere chiamato quindi con terminologie differenti: il turiferario, ad esempio, è colui che porta il turibolo per le incensazioni, il navicelliere invece, porta la navicella contenente i grani d’incenso, il ceroferario è denominato così perché porta i candelieri, il crocifero porta la croce e apre la processione d’ingresso, mentre il caudatario è colui che sorregge la mitria e il pastorale del Vescovo.
Penso che ogni ministrante debba aiutare l’assemblea a pregare e a mantenere la concentrazione perciò egli deve essere composto, attento e defilato. Non dimentichiamoci, infine, che il ministrante è solo una comparsa che non deve farsi quasi notare perché il pubblico non perda di vista il vero protagonista che è Gesù Cristo.
Massimo Palombella