Pubblicato il: 06 agosto 2014

Archiviato il: 04 ottobre 2014

 

Un inchino d'amore

 

Tiene banco, in questi giorni, il (presunto) inchino che una statua della Madonna, durante una processione, ha tenuto nei pressi dell'abitazione di un boss della 'Ndrangheta.

L'episodio è avvenuto a Tresilico, una frazione di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria.

L'inchino è un eufemismo per indicare che la statua di un Santo o di una Madonna si ferma più del necessario nei pressi di un'abitazione in segno di rispetto nei confronti di chi vi abita.

Un episodio che ha generato sdegno, attacchi, e sul quale si sta cercando di far luce. A molti però sfugge un particolare non di poco conto: chi si è "inchinata" di sicuro non è la Madonna ma, al massimo, una sua raffigurazione.

La Madonna non vive certo nelle statue che la ritraggono, Ella vive nella sofferenza del giusto, nel corpo del mendico, nello sguardo dell'infermo. Ci passa sotto gli occhi continuamente ma noi, spesso distratti dal fissare le sue, pur accattivanti, iconografie, stentiamo a riconoscerla o persino la allontaniamo. É nell'accoglienza degli ultimi che ci sono state promesse le magnificenze dell'Onnipotente, è lì che abbiamo "facoltà di chiedere" e "diritto di ottenere".

Spesso per strada incontriamo gente che trattiamo con indifferenza, con distacco, financo con disprezzo. E se Maria, la Beata tra tutte le donne, vivesse proprio nelle loro viscere? Se un oracolo ci annunciasse che, dietro l'angolo, quella donna dalle mille cicatrici, col volto sfigurato dalle percosse del marito, fosse proprio la prescelta dell'Eterno, scombussolando tutti i piani di bellezza che le Sacre Scritture ci hanno tramandato, saremmo pronti a barattare la nostra imperturbabilità con un pizzico d'amore?

Non abbassiamo la guardia, dunque, perché chiunque incontriamo sul nostro cammino potrebbe essere Lei, la Madre del Redentore.

Quest'anno con mia piacevole sorpresa, anche i miei confratelli che si sono sobbarcati l'onere di portare a spalla il simulacro di Sant'Antonio, nei pressi dell'abitazione di una consorella anziana, hanno sostato qualche attimo in più per permetterle di recitare con calma la sua preghiera semplice. Il suo volto grondante di lacrime faceva da specchio alla sua anima immersa nei ricordi di tanti anni spesi nella devozione a questo Santo. L'avrei tenuta lì la statua, per ore. Avrei anche zittito di colpo la banda, tirandomi dietro gli improperi degli amanti della musica sinfonica. Chissà se per un attimo Sant'Antonio avrà ritto la sua schiena per permetterle di affacciarsi a quel balcone. Di sicuro ha regalato a noi un attimo di tenerezza che, in un mondo cinico come il nostro, diventa sempre di più un bene prezioso.

 

Sergio Pignatelli (Priore)