Natale grande dono di Dio a ognuno di noi
Ricomincia dopo la Domenica di Cristo, Re dell’Universo, il nuovo cammino della Chiesa: l’anno Liturgico. È un cammino di fede che non solo ci ripropone il mistero di Cristo Gesù dalla Nascita all’Ascensione, ma ci inerisce nella Salvezza che Cristo Gesù ci ha procurato con il dono della sua Morte e resurrezione.
Il Cammino ha inizio con l’Avvento, tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini. Contemporaneamente, è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito dei fedeli viene guidato all'attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. L'Avvento non è quindi principalmente un tempo penitenziale nella prospettiva del ritorno del Signore per il giudizio, bensì la celebrazione gioiosa dell'Incarnazione, e, a partire da ciò, attesa anche della parusia. La celebrazione della nascita di Gesù prepara la Chiesa all'incontro definitivo con Cristo. La prima venuta di Cristo inizia ciò che la seconda e definitiva venuta consumerà. La compresenza di questi due aspetti del mistero di Cristo si riflette nei testi liturgici, nei quali le due venute si intrecciano e si sovrappongano continuamente.
L’Avvento si articola in due parti: fino al 16 dicembre la liturgia si focalizza sull'attesa dell'ultima venuta di Cristo, mentre a partire dal 17 dicembre si entra nella seconda parte dell'Avvento, marcata in maniera più specifica dalla lettura dei brani evangelici dell'attesa e della nascita di Gesù. Ciò che caratterizza i giorni dal 17 dicembre sono le grandi antifone, una per giorno, che cominciano tutte con un'invocazione a Gesù, pur mai chiamato per nome. Questo settenario è molto antico, risale al tempo di papa Gregorio Magno, attorno al 600. Le antifone sono in latino e si ispirano a testi dell'Antico Testamento che annunciano il Messia. All'inizio di ciascuna antifona, nell'ordine, Gesù è invocato come Sapienza, Signore, Germoglio, Chiave, Astro, Re, Emmanuele. Nell'originale latino: Sapientia, Adonai, Radix, Clavis, Oriens, Rex, Emmanuel.
Ripartiamo nel nostro cammino alla riscoperta di Colui che ci ha salvati perché la pienezza di Vita possa raggiungerci. C’è il rischio, però, che questo periodo lo viviamo presi dai sentimenti di ‘bontà’, cioè quel “vogliamoci bene” che non dice nulla ed è solo una frase fatta e vuota. Noi con il natale celebriamo un Dio che non rimasto lontano, ha voluto mettersi accanto a noi.
E l’Apostolo Paolo a dirci: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!", a gloria di Dio Padre» (Fil 2,4-11). Questo testo dell’Apostolo è utile per capire il grande mistero dell’Incarnazione, di un Dio che si impoverisce per arricchire noi. Non è solo un bambino che nasce, ma un Dio che non disdegna di farsi come noi in tutto, eccetto il peccato. Come vorrei che imparassimo a guardare al Natale come un dono grande che Dio fa a ognuno di noi, ci consegna il Suo Figlio, l’Unigenito. Che sia una cammino fecondo di pace e di gioia.