La gioia del sorriso
Sono passati già due mesi dalla conclusione dalla solennità in onore di Sant'Antonio e io non ho ancora reso giustizia a tutte le richieste pervenutemi dai miei confratelli di esprimere il mio parere sull'andamento della festa. Ho preferito prendermi un po' di tempo in più in modo che l'acre profumo dell'incenso, che ha accompagnato tutte le celebrazioni liturgiche, svanisse del tutto e non annebbiasse il mio pensiero.
È stata una festività molto impegnativa a livello organizzativo che mi ha fatto riflettere sull'importanza di un movimento fatto di uomini e di donne che legano la loro vita alla devozione verso questo Santo. Molti sforzi, nessuno vano, tutti premiati dall'afflusso incessante dei fedeli provenienti da ogni parte della città. Di fronte a questo gruppo di uomini, la mente non riesce a far emergere altri ricordi che non siano i sorrisi dei volti, soprattutto quelli che sopraggiungono ad alcune scelte spesso poco gradite ma che purtroppo la mia posizione mi impone di prendere.
«Abbiamo pregato per 13 giorni?» - Ah sì, ricordo vagamente. - «Ma come, priore, hai dimenticato la suggestione del transito celebrato con il favore delle tenebre? » - Il transito, già. - «E la processione? Siete riusciti a portarla a termine giusto in tempo: che incoscienti! » - Sarà stata la Divina Provvidenza, chissà.
Non devo distrarmi, stavo parlando di volti, ed ecco che mi viene in mente il volto più lieto che ho incrociato in questo cammino: Francesco. Un giovane che con i suoi disegni ha dato impulsi gioiosi a tutto il sodalizio. Chissà se il sogno di Isaia di trasformare "le spade in vomeri d'aratro e le lance in falci" si possa estendere anche alle ricchezze. Chissà, cioè, se un giorno la nostra confraternita avrà il coraggio profetico di portare in giro il Simulacro di Sant'Antonio spoglio dell'oro votivo, ma straboccante di disegni che i piccoli confratelli realizzano continuamente su di lui. E allora gli uomini non solo "non si eserciteranno più nell'arte della guerra", ma non si eserciteranno più neanche nell'arte di accumulare vane ricchezze.
Sergio Pignatelli (Priore)